Energie rinnovabili: il Decreto passa

by - marzo 04, 2011


 Il decreto legislativo che recepirà la Direttiva 2009/28/CE sulla promozione delle energie rinnovabili è stato approvato ieri dal Consiglio dei Ministri.

Il tetto attuale di 8.000 MW per il fotovoltaico (oltre cui veniva sospesa l’erogazione di incentivi) è stato rimosso; dal 1° giugno 2011, prenderà il via una consultazione tra il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell'Ambiente al fine di crerae un ulteriore provvedimento per rimodulare in maniera definita incentivi e tetti massimi per le diverse fonti di energia.

Il Decreto andrà a definire un nuovo sistema di incentivi per impianti in esercizio dal 1° gennaio 2013, con differenziazione per impianti di taglia minore e maggiore, con un duplice obiettivo: dare certezze ai piccoli investitori e, allo stesso tempo, stimolare i produttori più grandi per raggiungere soluzioni più efficienti. Fondamentalmente, soprattutto per il fotovoltaico, si procederà a ridefinire criteri e parametri per scoraggiare iniziative dettate dalla speculazione e allo stesso tempo garantire una possibilità reale di sviluppo. In particolare, in difesa del paesaggio rurale, e tuttavia trasformando l’energia in un possibile reddito aggiuntivo per gli agricoltori, gli impianti fotovoltaici sui terreni agricoli non potranno superare il limite di 1 MW e non potranno coprire più del 10% del terreno.

Il non fissare alcun tetto a 8000 MW per le istallazioni di solare, che avrebbe rischiato di bloccare lo sviluppo del comparto, e al contempo adottare una strategia per contenere i costi sulla bolletta energetica e per intensificare i controlli contro le truffe e le frodi è visto da molti organi del settore come un provvedimento positivo.

Per altri, modificare da qui a tre mesi quanto già stabilito, sulla base del quale produttori, costruttori, e banche hanno valutato ed effettuato i loro investimenti, destabilizza in maniera assoluta il settore, poichè non si tiene minimamente conto del fatto che i tempi di finanziamento e realizzazione per gli impianti si aggirano intorno ai 12 mesi. Gli operatori sono stati lasciati senza riferimenti certi, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.

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